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Come arrivare a Calamandrana con bus?

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Fermata bus vicina a Calamandrana

  • Calamandrana - Tabaccaio,9 min a piedi,
  • Calamandrana - Piazza Municipio,13 min a piedi,

Linea bus per Calamandrana

  • 076,Nizza Monferrato - Piazza Dal Pozzo - Istituti Scolastici,
  • 095,Vigliano - Stazione Ferroviaria,
  • 043,Canelli - Paese,
  • 152,Nizza Monferrato - Ospedale,
  • 162,Nizza Monferrato - Piazza Dal Pozzo - Istituti Scolastici,
Domande e risposte
  • Quali sono le fermate più vicine a Calamandrana?

    Le fermate più vicine a Calamandrana sono:

    • Calamandrana - Tabaccaio è a 685 metri di distanza a piedi e ci si arriva in 9 minuti di cammino.
    • Calamandrana - Piazza Municipio è a 962 metri di distanza a piedi e ci si arriva in 13 minuti di cammino.
  • Quali linee bus si fermano vicino a Calamandrana?

    Queste linee bus si fermano vicino Calamandrana: 043, 152.

  • Qual è la fermata bus più vicina per Calamandrana?

    La fermata bus più vicina a Calamandrana è Calamandrana - Tabaccaio. Mancano 9 min a ​​piedi.

  • A che ora è la prima corsa bus a ​​Calamandrana?

    La linea 095 è la prima corsa bus che va a Calamandrana. Si ferma nelle vicinanze alle 07:40.

  • A che ora è l'ultima corsa bus per ​​Calamandrana?

    La 162 è l'ultima corsa bus che va a Calamandrana. Si ferma nelle vicinanze alle 18:45.

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Calamandrana indirizzo: Via Roma a Calamandrana

Calamandrana
CalamandranaCalamandrana (Calamandran-a in piemontese, Camendran-a nella sua varietà astigiana) è un comune italiano di 1 662 abitanti della provincia di Asti (il quale dista da essa circa 35km) in Piemonte. Il paese si estende su una superficie di 12.79 km² Nel paese è molto fiorente l'attività vitivinicola. Dal punto di vista dell'economia, anche se in tempi recenti si sono insediate nella piana del Belbo alcune industrie di rilevante importanza produttiva, lo zoccolo duro resta quello agricolo, con numerose aziende vivaistiche nella parte più pianeggiante del territorio e con altrettante numerose aziende vitivinicole in quella collinare. Calamandrana è situata tra le città di Nizza Monferrato e di Canelli. Il comune si suddivide in due aree (Calamandrana Alta e Calamandrana Bassa) ed è composto da più centri abitati: Quartino (Municipio), Boidi, Bruciati, Chiesa Vecchia, Case Vecchie, Ferrai, Garbazzola, San Vito, Valle Chiozze e Valle San Giovanni. Il primo accenno al nome "Calamandrana" appare in un documento pubblico dell'anno 1129 dove si fa riferimento a un manso, cioè un podere di questo territorio donato dal castellano Guglielmo, figlio di Amedeo, al monastero di Santa Maria presso Acqui. Si potrebbe essere tentati di ricondurre il nome Calamandrana (con ben cinque "a") all'espressione "calano le mandrie" poiché il nucleo principale degli abitanti abitava, in passato, il colle con in cima il Castello e i vecchi contadini portavano al pascolo il gregge "alla piana". "Calamandrana" deriva, invece, con maggiore probabilità da una quercia nana che in Piemonte viene chiamata "calamandrina", poiché un tempo le colline erano coperte di boscaglie di olmi e querce. In alcuni atlanti del Settecento il nome di Calamandrana è chiaramente scritto Calamandrina. Le terre di Calamandrana probabilmente erano già state abitate nell'antichità da popolazioni Liguri di origine Celtica che vennero sconfitti dai Romani nel 200 a.C. Nel XII secolo Calamandrana passò a far parte del Marchesato del Monferrato, ma per un breve periodo. Agli inizi del XIII secolo Bonifacio del Vasto, sottomessosi ad Alessandria, cedette il paese ai San Marzano di Canelli. Durante la battaglia per l'annessione al feudo alessandrino, le popolazioni calamandranesi lasciarono la piana e trovarono riparo nella Chiesa di San Giovanni Lanerio, dove edificarono il nuovo centro di Nizza della Paglia (attualmente Nizza Monferrato). Nel 1232 il territorio di Calamandrana ripassò ai Marchesi del Monferrato che lo concessero al Marchesato di Incisa per poi passare agli Asinari nel 1305. Nel 1657 il paese venne concesso dal Duca di Mantova al Marchese Giovanni Maria Piccolomini, per poi passare, 15 anni dopo, al conte mantovano Matteo Quinciani. Nel 1682 il calamandranese Francesco Maria Cordara, divenuto conte, fece iniziare la costruzione del Castello, che è rimasto intatto fino ai giorni nostri. Nel 1943 molti soldati fuggiti dalle caserme si rifugiarono a Calamandrana, durante lo scioglimento dell'esercito italiano. Il parroco don Emilio Carozzi e la popolazione li aiutarono. Nello stesso anno a Calamandrana alta si creò una formazione partigiana. Verso la fine del 1944 avvennero numerosi scontri, durante i quali le persone venivano minacciate e le case saccheggiate. Verso la fine del 1945 i partigiani tornarono in forza. Si poteva così controllare Canelli e la strada per Nizza. In questa situazione venne incendiato anche il Municipio. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 24 maggio 1957 Il gonfalone è un drappo trinciato di rosso e di bianco. Un'unica strada, via Maestra, attraversa il centro storico da est a ovest, per chi proviene dalla provinciale, salendo dalla strada Del Pozzo. Appena imboccata la via, sulla sinistra, si trova la chiesa di San Sebastiano, recentemente oggetto di restauro. Realizzata probabilmente nel XVIII secolo come Confraternita, è costruita in laterizio con un profondo portico sulla facciata a capanna, in stile neoclassico. Recentemente è stata oggetto di restauro. Degni di visita sono gli affreschi presenti. Percorrendo la strada sottomura dell’antico borgo, si raggiunge la baroccheggiante parrocchiale dedicata all’Immacolata Concezione. Insieme alle diverse Cappelle campestri che sorgevano, ad opera della popolazione, nelle frazioni più lontane, non è difficile immaginare che la presenza del Castello prevedesse un edificio per il culto cristiano all’altezza delle famiglie nobili che qui risiedevano. Di epoca barocca, la chiesa dell'Immacolata Concezione rimanda alla ricchezza e stratificazione storica. Il suo arco e parte dell'abside sono ritagli delle antiche mura del castello. Segnalata come parrocchiale dal XVIII secolo, viene nominata in documenti precedenti come oratorio del castello e sede della confraternita dei Disciplinati. Nella “piana” tra il 1952 e il 1953 è stata eretta la nuova parrocchiale, dedicata al Sacro Cuore di Gesù, successivamente abbellita, nel 1962, con dipinti absidali ad opera di Piero Dalle Ceste e con un prezioso mosaico. In valle San Giovanni, oggi frazione di Calamandrana, sorgeva la chiesa romanica dedicata a San Giovanni alle Conche, in cima a una bassa collina. Chiesa ricca di vicende storiche, soprattutto in epoca medioevale ha cambiato immagine nel corso dei secoli. L'attuale immagine di San Giovanni delle Conche è totalmente mutata rispetto alla primitiva. In stile romanico è rimasta solo l'abside, che si incastra nel fianco destro dell'attuale chiesa. Simmetricamente ad essa è stata edificata un'altra abside, simile, ma più piccola e in stile neogotico, mentre una terza, molto più alta, posta a nord, è tardobarocca e chiude lo spazio interno del presbiterio. Un quarto elemento, la torre campanaria a pianta quadrata, accorda volumetricamente le due absidi, romanica e tardobarocca, al corpo della chiesa. Questo gioco di intersezioni ha reso poi lo spazio all'interno dell'edificio quasi circolare. All'interno le pareti risultano decorate da affreschi ottocenteschi di fattura popolare; le figure che compaiono nel catino dell'abside romanica sembrano però ricalcare, nell'iconografia, precedenti e più antichi affreschi. La struttura muraria dell'intero edificio è in mattoni. Solo nell'abside romanica troviamo conci di arenaria: sia nella cornice "a gola", posta sottotetto, sia nella tradizionale teoria di archetti pensili, poggianti su mensoline, sia negli stipiti e nei falsi archi, a ghiere rientranti, delle tre finestrelle. Sottili decorazioni geometriche sono scolpite sul blocchi monolitici in cui sono stati intagliati gli archi e le ghiere. Ciascuno dei tre campi dell'abside è scandito da lesene che si raccordano agli archetti pensili attraverso piccoli capitelli, decorati da disegni fitomorfici molto stilizzati, tra cui spunta anche una testina umana. I mattoni e gli angoli sono ben limati: questo fatto e la stilatura dei letti di malta indicano interventi restaurativi non lontani. Dall'agosto 2020 la chiesa romanica di San Giovanni alle Conche in Valle San Giovanni entra a far parte del circuito "Chiese a Porte Aperte", promosso dalla Consulta Regionale per i Beni Culturali Ecclesiastici di Piemonte e Valle d'Aosta, in convenzione con il Comune di Calamandrana. Il progetto, finanziato anche da FCRT e Regione Piemonte, consentirà di visitare la chiesa tramite l'uso di una App. Infatti sarà sufficiente registrarsi al sito www.cittaecattedrali.it e successivamente scaricare sul proprio cellulare l'App "Chiese a Porte Aperte" per poter prenotare l'ingresso gratuito, entrare ed effettuare la visita ascoltando la voce narrante (tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.00). Oltre alla chiesa di Valle San Giovanni si possono visitare altri 27 luoghi, riuniti in sei circuiti territoriali. Il primitivo complesso fortificato venne distrutto e immediatamente ricostruito nel corso del XIII secolo. La distruzione risale al 1225, quando si svolse una cruenta battaglia tra Astigiani ed Alessandrini, per la supremazia nella valle del Belbo. Gli Alessandrini, vittoriosi, rasero al suolo il castello di Calamandrana, considerato da loro una minaccia seria. La fortificazione venne riedificata verso il 1237, quando il territorio ritornò, definitivamente, tra le proprietà astesi per opera di Federico II. Dopo diversi feudatari, nel 1606 Federico Gonzaga vi infeudò la moglie, Eleonora de' Medici; sarà solo nel 1685 che il Duca di Mantova investirà con il titolo di Conte un calamandranese, Francesco Maria Cordara. A lui si deve, praticamente, la struttura attuale del castello in quanto fu proprio il conte Cordara ad apportare alcune considerevoli modifiche sulla base della struttura originaria. Il complesso subì notevoli danneggiamenti durante il terremoto del 1886 e, per timore di un crollo, venne demolito il loggiato e mozzata la torre ottagonale, ricostruita poi nel 1964, dall'allora proprietario, il sig. Giambattista Parodi, con mattoni di recupero fatti a mano e in maniera fedele a quella che doveva essere l’originale, desumibile dalle stampe del Gonin. Oggi l'edificio presenta un’impostazione planimetrica piuttosto irregolare ed è in parte intonacato e in parte in mattoni e pietre a vista. Sono conservate le strutture sotterranee: cantine, camminamenti e la cisterna dell’antica fortezza. Del 1983 è la ristrutturazione del soffitto del salone ottocentesco. Abitanti censiti Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 196 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente erano: Repubblica di Macedonia 69 3,90% Romania 54 3,05% Marocco 28 1,58% Festa patronale del Quartino, nel mese di Agosto Fiera del bestiame, il primo lunedì di agosto Festa patronale di Calamandrana Alta, mese di settembre Tutti i sabati mattina presso la piazza principale del paese piazza Dante, "Mercato della Terra Amica" in collaborazione con Slow Food e le organizzazioni agricole, dove agricoltori e artigiani del territorio vendono direttamente i loro prodotti a km zero Le principali regioni o frazioni di Calamandrana sono: Boidi, Bruciati, Case Vecchie, Chiesa Vecchia, Ferrai, Garbazzola, Quartino, San Vito, Valle San Giovanni. Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune. Kisapostag Provincia di Asti Asti Stazione di Calamandrana Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Calamandrana Sito ufficiale, su comune.calamandrana.at.it. Calamandrana, su sapere.it, De Agostini. Sito della rassegna teatrale "Teatro e Colline", su teatroecolline.it. URL consultato il 28 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 19 luglio 2009).
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